Il rapporto presentato il 9 agosto dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) afferma che la portata dei danni arrecati all’ambiente dai gas a effetto serra prodotti dalle attività umane è senza precedenti.
L’IPCC, che riunisce i rappresentanti di 195 paesi, si è imposto quale una delle fonti più autorevoli in ambito di informazione scientifica sul clima, e il suo rapporto, stando al Segretario Generale delle Nazioni Unite, rappresenta un “codice rosso per l’umanità”.
Questo rapporto IPCC è il primo esame di grande portata della climatologia dal 2013 e la sua pubblicazione arriva a poco meno di tre mesi dall’avvio dei lavori della COP26, la conferenza sul clima che si terrà a Glasgow, nel Regno Unito.
Temperature in aumento
Si stima che l’attività umana abbia surriscaldato il pianeta di circa 1 °C rispetto ai livelli preindustriali. Di questo passo, la temperatura sul pianeta aumenterà di 1,5 °C tra il 2030 e il 2052.
In sostanza, un tale surriscaldamento determinerà l’innalzamento del livello del mare e avrà pesanti ricadute sulla biodiversità e sugli ecosistemi, causando la scomparsa e l’estinzione di specie sulla terraferma, nelle acque dolci e negli ecosistemi costieri.
Con un riscaldamento globale di 1,5 °C o, peggio, 2 °C, si stima che aumenteranno i rischi connessi al clima per la salute, la sussistenza, la sicurezza alimentare, l’approvvigionamento idrico, la sicurezza degli esseri umani e la crescita economica.
Riduzione delle emissioni di CO2
Il rapporto IPCC mette in chiaro che, se vogliamo arginare gli effetti peggiori dei cambiamenti climatici, dobbiamo azzerare quanto prima le emissioni di anidride carbonica per abbassare concretamente le temperature terrestri.
Nel rapporto si legge: “Il raggiungimento e il mantenimento di zero emissioni antropogeniche di CO2 a livello mondiale e il calo del forzante radiativo netto non-CO2 arresterebbero il riscaldamento globale di origine antropogenica”.
Non si può attendere fino al 2050, come previsto dall’Accordo di Parigi e dalla legislazione britannica. Le aziende devono iniziare subito ad adottare misure concrete per ridurre le emissioni di anidride carbonica.
Energia verde
Una delle soluzioni per ridurre le emissioni di CO2 prodotte dall’attività umana è il passaggio all’energia rinnovabile. Questo riorientamento dai settori energetici tradizionali all’energia verde porterà a moltissime opportunità interessanti di collaborazione e sviluppo intersettoriali. Inoltre, promuoverà l’innovazione in tecnologie e prestazioni a basse emissioni di anidride carbonica, con vantaggi ambientali, economici e sociali a lungo termine.
La nostra nuova community Green Energy si incentrerà sulle aziende di energia eolica onshore e offshore, energia fotovoltaica, idroelettrica, delle maree e di altre fonti rinnovabili, agevolando il passaggio a una supply chain energetica globale pulita e verde.
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