Cos’è la direttiva CSRD?
Lo scorso aprile la Commissione europea ha presentato la proposta di direttiva relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità (CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive), tesa a rafforzare la legislazione attuale sulla dichiarazione di informazioni non finanziarie (NFRD, Non-Financial Reporting Directive). Innanzitutto, la nuova normativa si prefigge di rendere più accessibili le informazioni sulla sostenibilità e di imporre alle aziende obblighi di rendicontazione per assicurare maggiore coerenza e trasparenza in questo ambito.
La direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario (Non-financial Reporting Directive, o NFRD), adottata dall’Unione europea nel 2014, si applica esclusivamente alle aziende quotate in borsa con più di 500 dipendenti. Per tali imprese, essa sancisce l’obbligo di rendere note le politiche applicate in materia di tutela dell’ambiente, responsabilità sociale e trattamento dei dipendenti, rispetto dei diritti umani, lotta alla corruzione e diversità nella composizione degli organi di amministrazione.
A chi si rivolge
La direttiva CSRD prevede un ambito di applicazione più vasto rispetto alla direttiva NFRD: qualsiasi impresa con più di 250 dipendenti, un fatturato superiore ai 40 milioni di euro o più di 20 milioni di euro di attività totali sarà tenuta ad adeguarsi alla nuova legislazione. Quando entrerà in vigore, si prevede che le aziende interessate dai nuovi requisiti di rendicontazione saranno 49.000; tuttavia, nella proposta di direttiva, sono esentate le società controllate, nel caso in cui i loro dati sulla sostenibilità siano compresi nella relazione di gestione consolidata dell’impresa madre.
Ambito di applicazione della direttiva CSRD
La direttiva CSRD nasce dall’ambizione di trarre il massimo dal potenziale dell’UE di portare a compimento il percorso di trasformazione in un ecosistema economico e finanziario pienamente sostenibile e inclusivo, in linea con il Green deal europeo e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. L’ambito di applicazione dell’attuale direttiva NFRD viene ampliato, imponendo maggiori obblighi di trasparenza in materia di sostenibilità. Gli standard di rendicontazione, in via di definizione, punteranno ad armonizzare le dichiarazioni in materia di sostenibilità tenendo conto del regolamento europeo sulla Tassonomia, del regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (SFDR), nonché dei quadri normativi internazionali come la TCFD (Task Force on Climate-Related Financial Disclosures), la SASB (Sustainability Accounting Standards Board) e la GRI (Global Reporting Initiative).
Garanzia di qualità obbligatoria
La Direttiva prevede due elementi: innanzitutto, la comunicazione dei dati richiesti e, in secondo luogo, la revisione di tali dati da parte di terzi, con relativa assicurazione di qualità: attività di cui si può occupare il nostro team di valutazione.
L’introduzione dell’obbligo di assicurazione di qualità da parte di un ente indipendente punta a garantire la massima equità, così gli utenti avranno la certezza di poter accedere più agevolmente a dati affidabili in materia di sostenibilità, facilmente confrontabili e attuabili. Le informazioni fornite ai sensi della direttiva CSRD saranno soggette a un obbligo di garanzia “limitata” da parte di terzi, con il presupposto che in un secondo momento vi sarà la transizione a una garanzia “ragionevole”. La garanzia “ragionevole” fornisce agli utenti un grado di certezza notevole sull’assenza di inesattezze rilevanti nei dati. Al contrario, la garanzia limitata offre un grado di certezza minore e ha una portata più limitata in relazione alla materia oggetto d’analisi.
Applicazione concreta
La direttiva CSRD prevede per gli Stati membri l’obbligo di estendere il quadro vigente per consentire la supervisione pubblica sui revisori legali e sulle società di auditing, in modo da includere l’assicurazione della rendicontazione sulla sostenibilità. Inoltre, promuove l’istituzione di un sistema di revisione dell’assicurazione di qualità e un sistema di indagini e sanzioni per i revisori. I soggetti che presentano una dichiarazione annuale per conto di un’azienda saranno tenuti a confermare che sia stata redatta in conformità con gli standard CSRD; in caso contrario, potrebbero scattare sanzioni e altre misure per eventuali violazioni.
Possibili sanzioni
In caso di mancato adeguamento alla direttiva CSRD, un’azienda può incorrere in sanzioni amministrative e tre tipi di possibili misure: una dichiarazione pubblica della violazione; un ordine che impone di porre termine al comportamento costituente la violazione e sanzioni pecuniarie. I singoli Stati membri provvederanno a determinare il tipo e l’entità delle sanzioni all’interno della propria giurisdizione.
Preparativi in vista dell’entrata in vigore
Le aziende devono cominciare subito a prepararsi a recepire la direttiva delineando, con la collaborazione di tutti gli stakeholder interni, una roadmap concreta per essere pronti a fornire una garanzia limitata e, nel lungo termine, una garanzia ragionevole. Devono anche definire un piano di mappatura e governance con un quadro di gestione dei dati che garantisca piena visibilità alla documentazione richiesta per gli audit. Soluzioni digitali come quelle di Achilles aiuteranno a ottimizzare il flusso di lavoro dei dati, assicurando al contempo maggiore controllo, efficienza e trasparenza a livello operativo e di rendicontazione in ambito ESG.
Scopri di più su come i nostri strumenti di approfondimento possono aiutarti ad adempiere agli obblighi di informativa. Clicca qui per scoprire che tipo di assistenza ti può offrire Achilles.