Giovedì 1° giugno 2023, il Parlamento europeo ha votato nuovamente a favore dell’introduzione della Direttiva relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (CSDDD).
La direttiva, presentata a febbraio 2022, si prefigge di far sì che le aziende rispondano di eventuali violazioni dei diritti umani e degli standard di tutela ambientale nelle proprie catene del valore.
Quest’ultima votazione, pur non godendo del supporto schiacciante della Commissione giustizia come la precedente votazione dello scorso aprile, rappresenta un ulteriore passo in avanti nel sancire il dovere, da parte delle aziende, di valutare e rendere conto dei diritti umani e dell’impatto sull’ambiente della propria supply chain. Sebbene la direttiva incontri le resistenze di diversi detrattori e presenti dei limiti, si colloca nel solco della Lieferkettensorgfaltspflichtengesetz tedesca e della Åpenhetsloven norvegese, due normative animate dall’analoga ambizione di aumentare la trasparenza nella supply chain.
Dopo il voto favorevole del 1 giugno, la direttiva entrerà nella fase di negoziati interistituzionali noti come “triloghi”, con la partecipazione della Commissione europea e degli Stati membri, che hanno già concordato una posizione comune.
L’esito positivo di questa nuova votazione ha un’importanza enorme. Considerato che dai dati di molte ONG e meccanismi di controllo emerge un’incidenza sempre maggiore delle forme moderne di schiavitù e di sfruttamento, è più importante che mai implementare un approccio rigoroso e coordinato per combattere questa piaga globale.
Ora che l’approvazione della proposta di direttiva è più vicina, le aziende che con ogni probabilità saranno interessate devono predisporre sistemi adeguati per eseguire accurati controlli di due diligence, che confluiranno in relazioni annuali sottoposte a controlli sempre più serrati.
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