In risposta ad Achilles riguardo agli stravolgimenti causati dal COVID-19 in tutto il mondo, abbiamo condotto un sondaggio sulla continuità aziendale durante la pandemia e chiesto ai nostri clienti come le loro aziende avessero fatto fronte al suo impatto in vari ambiti, tra cui: salute e sicurezza sul lavoro, protezione ambientale, rischi informatici ed etica della gestione aziendale. Grazie alla consistente risposta dei nostri clienti al sondaggio, siamo giunti alla conclusione che, in tutti i settori, la visibilità dei rischi e i piani di attenuazione già predisposti assicurano alti livelli di fiducia.
Ciononostante, emerge che resta ancora molto da fare per migliorare i piani di continuità aziendale e l’interazione con la supply chain per ridurre al minimo eventuali scossoni. Il 59% dei partecipanti ha collaborato con le proprie supply chain e ha comunicato le misure adottate, mentre il 30% non si è ancora espresso in merito.
Ne emerge chiaramente l’importanza della collaborazione, pertanto abbiamo chiesto ai nostri partner esperti di spiegarci come e dove concentrare gli sforzi, oltre a entrare più nel dettaglio in merito a questa “nuova normalità”.
Cybersecurity, Ruby Pope, Head of Marketing and Strategy, Darkbeam
“Per collaborare attivamente con i fornitori e proteggerli dalle minacce informatiche, occorre capire qual è la posta in gioco, fare una mappatura dei livelli di rischio informatico della supply chain e avere le risorse necessarie per monitorarli.“, Ruby Rope
Se per molti lo smartworking fa ormai parte della nuova normalità, questa tendenza ha anche causato un forte aumento degli attacchi informatici che mettono a rischio le informazioni sensibili di realtà aziendali in tutto il mondo. Pertanto, è fondamentale vagliare le soluzioni di emergenza in ambito di sicurezza adottate al di fuori della propria azienda.
Per collaborare attivamente con i fornitori e proteggerli dalle minacce informatiche, occorre capire qual è la posta in gioco, fare una mappatura dei livelli di rischio informatico della supply chain e avere le risorse necessarie per monitorarli.
La collaborazione tra Achilles e Darkbeam vuole aiutare il settore acquisti a individuare in tempo reale le minacce informatiche più gravi: in tal modo, si possono rilevare i livelli di rischio informatico di tutta la supply chain e si può collaborare con i fornitori per cercare di contenerli prima che l’attacco informatico venga sferrato.
Gestione dei rischi e continuità operativa, Javier Caravantes, Chief Procurement Officer and Achilles Ambassador
“La nuova normalità si riassume in due parole: programmazione e collaborazione. Sono due aspetti fondamentali sia per la diversificazione dei fornitori che per la preparazione a cambiamenti repentini nelle tendenze della supply chain.“, Javier Caravantes
Il COVID-19 farà da spartiacque nella gestione dei rischi delle supply chain pre e post pandemia. Le aziende dovranno adattarsi a nuovi modelli digitali di supply chain, i quali si appoggiano a tecnologie sicure per lo scambio di informazioni (ad esempio blockchain).
Oggi più che mai, è essenziale gestire il rischio associato ai singoli fornitori. Per fare ciò, occorrono soluzioni che offrano una panoramica completa sui fornitori e la possibilità di accedere in tempo reale a una serie di fornitori alternativi e qualificati. La nuova normalità si riassume in due parole: programmazione e collaborazione. Sono due aspetti fondamentali sia per la diversificazione dei fornitori che per la preparazione a cambiamenti repentini nelle tendenze della supply chain.
Rischio finanziario, Chris Robertson, CEO Creditsafe UK & Ireland
“È vero anche che l’importanza dei dati finanziari di base continua a essere imprescindibile. Alcune realtà aziendali consolidate si ritroveranno con grossi problemi legati al flusso di cassa, ma è improbabile che chiudano i battenti dall’oggi al domani; inoltre, i finanziamenti pubblici temporanei non hanno il potere di trasformare le aziende che non brillano per capacità gestionali in aziende sane.“, Chris Robertson
Essere in possesso di informazioni precise e utilizzabili circa lo storico dei crediti delle aziende è fondamentale per consentire alle imprese di sfruttare opportunità e ridurre il rischio di crediti inesigibili. Tuttavia, sarà necessario cambiare approccio per via delle difficoltà economiche create dalla pandemia?
La buona notizia è che i principi fondamentali sono ancora validi e lo saranno sempre. Quando si avvia una collaborazione con un nuovo cliente, sarà questo in grado di pagare puntualmente? Quante possibilità ci sono di andare in bancarotta e in che modo questo potrebbe influire sulle condizioni alle quali siete disposti a trattare? La maggior parte delle aziende ha proseguito gli scambi commerciali durante la pandemia, quindi le informazioni sul loro conto sono tuttora attendibili. Anche se non riceviamo le informazioni della Companies House e dei tribunali come in passato, ogni mese continuiamo a ricevere milioni di dati relativi ai pagamenti che forniscono informazioni su come le aziende stanno pagando le loro fatture in questo momento. È necessario utilizzare tali informazioni per tutelarsi.
È vero anche che l’importanza dei dati finanziari di base continua a essere imprescindibile. Alcune realtà aziendali consolidate si ritroveranno con grossi problemi legati al flusso di cassa, ma è improbabile che chiudano i battenti dall’oggi al domani; inoltre, i finanziamenti pubblici temporanei non hanno il potere di trasformare le aziende che non brillano per capacità gestionali in aziende sane.
Poiché la pandemia ha colpito varie aziende in modi diversi, non esiste un approccio unico per valutarne il rischio. Noi di Creditsafe abbiamo sviluppato un punteggio che misura nello specifico l’impatto del COVID-19 (Impact Score), che , affiancato al nostro punteggio di credito, può permetterci di valutare al meglio il livello di difficoltà aggiuntiva che un’azienda può trovarsi ad affrontare. Tutto ciò, unito agli altri elementi di un report sui crediti e alla propria conoscenza del cliente, permetterà di tracciare un quadro completo del rischio che comporta qualsiasi attività in corso o nuova attività.
È importante non lasciarsi andare a reazioni eccessive: meglio non perdere la calma e utilizzare gli strumenti a propria disposizione perché, chissà, oltre a gestire i rischi, si potrebbero individuare nuove opportunità.
Salute e sicurezza, Robin Critchard, Senior SHE Advisor – Subsea and Marine at CNR International (UK) Ltd.
“È possibile che la nuova normalità non sia né nuova, né tantomeno “normale”, ma che preveda solo di adattarsi meglio ai vecchi metodi di lavoro.“, Robin Critchard
Ad esempio, l’esigenza di adattamento ha portato il processo di identificazione dei pericoli e di analisi dei rischi a distanza (HIRA – Hazard Identification and Risk Analysis) a fare grandi passi avanti. Una migliore pianificazione, un’accurata selezione di chi dovrebbe partecipare e un’adeguata attenzione ai rischi legati all’ambito lavorativo hanno assicurato che il processo non solo identifica i pericoli associati, ma anche le azioni corrette da intraprendere e chi dovrebbe compierle.
Al contrario, i team interni degli operatori del settore petrolifero e di quello del gas non si sono adattati allo stesso modo e non sono passati agli audit in remoto, i quali garantirebbero un miglioramento sensibile in termini di efficienza e valore. Pur non presenziando fisicamente l’audit, le aziende dovrebbero comunque comprendere il livello di compliance necessario a rispettare gli obblighi. Ciò, infatti, permette di capire dove occorre migliorare la trasparenza e la disponibilità delle informazioni, al fine di coadiuvare il processo di verifica.
Non sappiamo ancora come sarà questa nuova normalità. Probabilmente non ci risulterà per niente nuova , ma solo un processo o un modo di lavorare che in precedenza non era stato attuato e/o sfruttato appieno (per motivi legati all’efficienza, al valore o alla mancanza di investimenti) e che ora tendiamo a comprendere e adottare più agevolmente per via di tutte le modifiche che, recentemente, abbiamo dovuto apportare.
Ambiente e sostenibilità, Shaun McCarthy OBE, Chairman Supply Chain Sustainability School
“Nelle crisi precedenti, la sostenibilità è stata relegata in secondo piano. Stavolta, invece, ha assunto un ruolo completamente diverso.“, Shaun McCarthy OBE
Il procurement sostenibile non è un concetto del tutto nuovo: nel 2017, infatti, con la pubblicazione di ISO 20400, è stato inserito in uno standard internazionale che si applica ad aziende e settori di ogni tipo e dimensione. Lo standard, compatibile con ISO 26000 e ISO 14001, delinea come affrontare i temi della sostenibilità all’esterno della propria impresa e nella supply chain.
Le quattro sezioni dello standard trattano il processo strategico. Dalla prima, che ne delinea i principi fondamentali (Fundamentals), emerge come le imprese debbano stabilire un fil rouge che colleghi l’ambizione aziendale a quanto ci si può aspettare dalla supply chain. La sezione successiva, intitolata “politica e strategia” (Policy and Strategy), descrive come traslare questi requisiti in azioni concrete che saranno comprese dalla supply chain: spesso questo ambito è trattato in una politica apposita o “Statuto” (qui un esempio).
Non esiste un approccio unico al procurement sostenibile: pertanto, la sezione successiva dello standard illustra come organizzare la funzione acquisti. Tra gli aspetti fondamentali, evidenziamo l’importanza di stabilire le priorità, ma anche di capire quali categorie della supply chain contribuiscano maggiormente ai rischi e alle opportunità in materia di sostenibilità. Infine, lo standard tratta il processo stesso di procurement. Chi vanta già ottimi processi di procurement non dovrà apportare molte modifiche, ma limitarsi ad aggiungere degli obiettivi di sostenibilità ai vari risultati che si intende ottenere con un approvvigionamento ottimale. Vediamo alcune considerazioni:
• Potrebbe essere necessario investire nello sviluppo delle capacità della supply chain: non basta inondare i fornitori di requisiti e affidarsi ciecamente al processo di pre-selezione (PPQ)/offerta.
• Allo stesso modo, un approccio del tipo “lascia stare, ormai è successo” non sortirà alcun effetto. Gestire le prestazioni di sostenibilità della supply chain è fondamentale, perché in ultima analisi si dovrà lavorare con quanto rilevato.
• Se fatto come si deve, il procurement sostenibile non comporta costi aggiuntivi. La sostenibilità non si paga a caro prezzo, un procurement inadeguato, invece, sì.
Passi successivi per gli acquirenti
Come risposta alla crisi, abbiamo promosso una collaborazione attiva nell’intera supply chain: continueremo, inoltre, a monitorare e a fornire assistenza ai nostri clienti dal mini sito web dedicato al COVID-19.
Per qualsiasi dubbio, non esiti a contattarci; siamo, inoltre, disponibili a fornire ogni tipo di assistenza legata alla gestione delle operazioni commerciali durante la crisi.